Domenica 13 aprile 2025 Mt 21,1-11 ““Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re”.
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro:
“Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete che il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”.
Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato annunciato per mezzo del profeta: “Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”.
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri recidevano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada.
La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto chi viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”. Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: “Chi è costui?”. E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nazareth di Galilea”.
1° Prima chiave di lettura: la parte spirituale delle parabole è una metafora. Il nostro compito sta nell’interpretala. Anche i miracoli sono delle metafore.
2° Seconda chiave di lettura: Attenzione: non sono solo delle metafore, ma anche delle profezie. Leggete con attenzione e poi cercate di interpretarle in senso profetico. Es: Il seminatore. Interpretazione profetica: noi raccoglieremo i frutti del nostro seminare.
3° Terza chiave di lettura: è utilizzabile solo nel caso che i vangeli siano fusi fra di loro. Questo permette la lettura del testo in un continuum più allargato e completo.
Commento al Vangelo. Gesù era in viaggio da Betania a Gerusalemme. Una moltitudine di persone lo seguiva perché aveva assistito alla risurrezione di Lazzaro. La sua fama di guaritore e profeta stava valicando i confini dei paesi e delle città.
Il passa parola era arrivato anche in Gerusalemme, ma non tutti erano disposti a condividere l’entusiasmo dei suoi seguaci: “Chi è costui”, chiede un ignaro spettatore.
“Maestro, di ai tuoi discepoli di tacere”. Questa richiesta può venire da uno scriba, un fariseo o un sadduceo, per dire da un appartenente alla casta sacerdotale. Niente di male se fatta in buona fede, cioè per proteggere Gesù dall’ira del Sinedrio.
Ma dubito che questa fosse la preoccupazione che muoveva le labbra di quella persona. Negli anni, delle domande si affacciano alla mia mente e alle quali, la mia risposta, non è così salda nei suoi principi.
Domanda numero uno. Poniamo il caso che Gesù fosse vissuto nei nostri tempi e facesse altrettanto, ponendosi sopra di Padre Pio e di Giovanni XXIII come fama e numero di seguaci, e oscurando, con la sua predicazione, la credibilità del Papato. Sarebbe stato accolto in seno alla chiesa come Figlio di Dio, oppure (per modo di dire), crocefisso di nuovo? (Nel primo caso avrebbe detronizzato il Papa).
Seconda domanda. Posizionando sempre Gesù nei nostri giorni, Lui, sarebbe seguito da una numerosa folla, e dai media, fino all’asfissia. Un giornalista potrebbe chiedergli di andare a presentarsi al Papa. Vista la posizione dei due interessati: Gesù e il Papa, chi dei due dovrebbe andare dall’altro?
Sono perplesso da ciò che leggo. E mi è difficile accettare in toto questa entrata trionfale in Gerusalemme, fra ali di folla osannante, e rami di ulivo stesi per terra. Gesù, a mio avviso, non voleva sovvertire l’ordine costituito. Non avrebbe mai partecipato a un colpo di stato.
Se lo avesse fatto, nella storia, sarebbe passato più come un conquistatore che un Figlio di Dio. Probabilmente è stata una situazione in cui si è trovato suo malgrado e ha fatto buon viso a cattivo gioco.
Un racconto piacevole da leggere, pieno di elementi evocativi, ma perdonatemi la difficoltà che ho nel cercare un valore spirituale che vada oltre alla glorificazione di Gesù per fini umani. E poi, una volta al potere, come avrebbe dovuto governare?
Il potere corrompe, si sa, ma lui, si sarebbe fatto corrompere? Ricordate: non si vive di solo pane? Certo, è giusto, ma se ti manca il pane che fai? La rivoluzione? E con i Romani? Riunisci il popolo sotto un’unica bandiera e li scagli contro le truppe d’invasori per scacciarli dalla tua terra. Con quali armi? Fiori o spade?
Il sospetto che ci fosse qualcuno che soffiasse sul fuoco, come gli Zeloti, potrebbe avere senso. Il sospetto, i se e i ma, non sono per un ricercatore punti di forza, al limite sono elementi da verificare con attenzione. Le fake news non sono state inventate oggi. Il potere, ne ha fatto un largo uso fin dalle origini del mondo.
E ci siamo sempre cascati. La storia ne è piena di queste balle. I vincitori sono sempre degli eroi, e i perdenti sono sempre i cattivi. Guardate i film sugli indiani per esempio. Di film quasi onesti ne ricordo solo tre su migliaia e migliaia: Soldato Blu; l’ultimo dei Moicani, Balla con i Lupi. Sarebbe ora di aprire gli occhi.
Le mie analisi seguono una linea spirituale, filosofica e pedagogica. In mancanza dei presupposti di base, passo all’analisi filologica dell’articolo, non teologica.
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M. G.
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