(Cap. 8) Nascita Di Gesù – I Magi.

(Lc. 2-1,7; 2-8,20,21,24; Mt. 1-18; Mt. 2-1,12)

Protovangelo di Giacomo il minore. Vangelo Pseudo Matteo. Vangelo Armeno (Sintesi e Adattamento)

Nascita di Gesù.

Era il giorno ventitré del mese di Tèbèth, il nove di Gennaio. Da alcuni giorni una grande stella cometa era apparsa nel cielo. Splendeva su tutta la regione e sembrava indicasse la grotta dove era nato il bambino.

Non si era mai visto un prodigio simile a memoria d’uomo, e negli scritti dall’origine del mondo, in nessuno si diceva che si fosse visto una stella cometa così grande e luminosa.

Ma, nei libri, i profeti annunciavano che la nascita del Messia sarebbe stata preceduta dall’apparizione della sua stella per illuminare il cuore di molti uomini, in tutte le nazioni, e chiamare a raccolta l’esercito celeste. Egli avrebbe portato a compimento la promessa fatta da Dio ad Israele e al suo popolo.

Gesù nacque a Betlemme di Giuda nei tempi in cui Erode era governatore della regione.

Arrivo di stranieri a Gerusalemme.

In quei giorni arrivò alle porte di Gerusalemme una carovana di stranieri e una grande curiosità si diffuse fra il popolo. Erano arrivati a Gerusalemme, dopo aver fatto un lungo viaggio, dei Magi dall’Oriente. Re e Veggenti con il loro seguito di servi e animali.

Avevano lussuosi vestiti dai mille colori sgargianti, adornati di ori e pietre preziose. A tutti chiedevano: “Indicateci il luogo dove è nato il re dei Giudei. Abbiamo visto apparire la sua stella ad oriente. La stella che annuncia la nascita di un Messia e siamo venuti per adorarlo”.

Chiedendo questo causarono una grande agitazione fra il popolo anche perché nessuno lo sapeva. Queste parole si diffusero di bocca in bocca finché giunsero all’orecchio di Erode.

Il re si turbò nell’ascoltare questa storia e con lui tutti i notabili di Gerusalemme. Radunò i Sommi Sacerdoti e gli Scribi del popolo in assemblea e prese ad interrogarli dove il Messia dovesse nascere. Ordinò a loro di consultare i libri dei padri e dei profeti.

Erode interroga i sacerdoti sulle profezie.

Dopo un attento esame delle profezie i sacerdoti gli risposero che il Messia sarebbe nato a Betlemme di Giudea, perché così fu lasciato scritto dal profeta: “In Betlemme, nella terra di Giuda, nascerà un principe che guiderà il mio popolo alla salvezza”.

Erode, dopo aver ascoltato questi discorsi, congedò i sacerdoti, poi mandò dei messi ad invitare i Magi nel suo palazzo. Essi nel frattempo avevano costruito un accampamento fuori dalle mura della città.

Si fece spiegare da loro il tempo dell’apparizione della stella e tutto quello che sapevano delle profezie e della nascita di un messia. Per questo quando li invitò a palazzo chiese loro: “E’ da questo prodigio celeste che avete capito che è nato il Messia delle profezie”.

Dissero i Magi a Erode, non immaginando il vero motivo delle domande che egli faceva a loro: “Una grande stella è apparsa nel cielo ad oriente. Brilla più di tutte le altre e le oscura con la sua luce, cosi che esse spariscono al suo cospetto.

Da questo abbiamo capito che un grande evento avviene sulla terra: E’ nato in Israele un Re, il Messia delle profezie, e siamo venuti a rendergli omaggio”.

Ascoltate attentamente le parole dei magi Erode disse a loro: “Siate i benvenuti, come lo sono tutti coloro che vengono in nome del Signore. Andate in pace e cercate il fanciullo, e quando lo troverete, venite ad informarmi, affinché anch’io abbia la possibilità di venire ad adorarlo”.

I Magi alla ricerca di Gesù.

I Magi, udite le parole del re, felici, si licenziarono da lui per continuare la loro ricerca. La stella, che avevano visto sorgere, brillava come non mai nel cielo. Li precedeva indicando il luogo dove era nato il bambino: “La dove la terra si congiunge con il cielo vi è la grotta”.

Nel rivedere la stella i cuori dei Magi vennero invasi da una gioia grandissima. Ebbero la certezza che il loro cammino era guidato da una mano celeste. Raggiunsero infine la grotta. Attorno ad essa pastori con i loro armenti tessevano lodi al Signore.

All’interno della stalla, adagiato in una mangiatoia, il bambino, Maria sua madre, Giuseppe, un bue ed un asino. Si prostrarono in segno di adorazione piegando il ginocchio a terra e inviarono ringraziamenti al Dio dei cieli.

Una grande gioia era scesa nei loro cuori alla vista del bambino. Il loro viaggio si era concluso felicemente. Chiamarono gli uomini del seguito e chiesero loro di portare all’interno della grotta tutti i doni che avevano pensato di offrire al Messia.

I doni dei Magi.

Aprirono i loro scrigni che contenevano: “oro incenso e mirra”, come simboli del vivere, della vita e della morte. S’inchinarono in segno di sottomissione e obbedienza al re che è nato, e che giace in fasce davanti a loro.

Depositarono ai suoi piedi i forzieri dai quali trassero fuori i doni:

– Balthasar: scrigni con oro e argento. Innumerevoli pietre preziose: rubini, zaffiri e lunghe file di perle-.

– Gasparre: l’incenso, e scrigni contenenti del nardo, della cannella, ed altri preziosi profumi-.

– Melchiorre: la mirra, e scrigni contenenti l’aloe, la porpora, il lino. Per ultimo depositarono ai suoi piedi un forziere contenente dei libri preziosi, fra i quali vi era il Libro del Testamento, che narrava dell’origine dei tempi, scritto e chiuso da Dio stesso con le sue mani -.

La fioca luce delle stelle che entrava nella grotta, divenne bagliore per i mille riflessi che si sprigionavano dagli ori, dalle pietre preziose e dai tessuti con i colori dell’arcobaleno. Essi creavano una suggestiva cornice alla cerimonia dei Magi nell’offerta dei doni.

Infine il re Melkon, con fare solenne, prese dal forziere di prezioso legno, con intarsi d’oro, e pietre preziose incastonate per decorazione, il Libro del Testamento. Lo aveva avuto in eredità dai suoi antenati fin dall’inizio dei tempi conosciuti per portarlo in dono al Messia.

Il Libro del testamento.

Lo depose ai suoi piedi assieme a tutti gli altri doni dicendo queste parole: “Signore, ecco a te lo scritto, sotto forma di let­tera, che tu ci hai lasciato in custodia, dopo averlo chiuso e sigillato.

Io, in nome del mio popolo e dei miei avi, te lo rendo come promesso. Riprenditi questo documento che tu stesso hai scritto”.

Era un libro documento, il cui testo scritto era stato segretamente conservato dai Magi che non avevano mai avuto l’ardire di aprirlo né farlo leggere ai sacerdoti, e nemmeno farlo conoscere al popolo.

Questo perché non vi erano uomini degni di diventare figli del Regno, essendo loro, e i loro discendenti, desti­nati a crocifiggere e rinnegare il Salvatore.

Contenuto.

“Nella testimonianza in nostro possesso vi è la promessa che il Signore ha fatto per la salvezza degli uomini e dei loro discendenti. Noi l’abbiamo custodito devotamente in attesa di questo giorno.

Questo è un libro che solo la nostra nazione possiede. Nessun altro popolo lo conosce, né per sen­tito dire, né per conoscenza diretta.

Solo alla nostra gente è stata donata questa testimonianza scritta, nessun altro lo conosce e nessuno ne possiede uno simile. Risale al tempo in cui Adamo dovette lasciare il Paradiso, e Caino uccise Abele.

Allora il Signore Iddio gli concesse un altro  figlio: Seth. Gli consegnò anche questo do­cumento scritto, chiuso con un sigillo. Seth lo ebbe da suo padre, e a sua volta lo diede ai suoi figli, e i suoi discendenti ai loro figli, con la promessa di non aprirlo mai perché a nessuno era dato di leggerlo.

Tutti ricevettero l’ordine di custodirlo in segreto e con somma cura. Di generazione in generazione giunse fino a Noè. Noè poi lo consegnò a suo figlio Sem. I figli di Sem lo diedero ai loro discendenti, fino ad Abramo, ed Abramo lo consegnò al sommo sacerdote Melchisedec.

Poi, ai tempi  in cui regnava Ciro sulla Persia, giunse al nostro popolo. I nostri padri l’hanno deposto nella sala delle cerimonie, venerato come una reliquia dalla nostra gente. Abbiamo così potuto conoscere in anticipo la nascita del nuovo re d’Israele”.

Ritorno dei Magi alle loro terre.

Terminati tutti i discorsi i magi si ritirano fuori dalla grotta e si accamparono nei pressi. Nel cuore della notte un Angelo del Signore scese fra loro per avvertirli delle vere intenzioni di Erode riguardo al bambino.

Disse a loro di non entrare in Giudea per ritornare da Erode, come lui aveva chiesto loro, ma di andarsene in fretta. I Magi se ne tornarono al loro paese per un’altra strada con la gioia nel cuore e tessendo lodi al Signore che aveva permesso loro di visitarlo. Amen.

 

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